due punti:di Sandra Tornetta
dal greco antico dia-logo, attraverso il discorso, indica una forma di comunicazione che presuppone il confronto verbale fra due alterità.
Il termine è fra i più utilizzati in ambiti di riferimento disparati.
Già Platone, a partire dal quale il dialogo viene codificato come strumento di indagine filosofica, lo utilizza proprio in virtù delle sue capacità conoscitive intrinseche. Non è forse proprio dal confronto fra idee ed opinioni differenti che è più facile - ed utile - giungere ad una soluzione condivisa del problema dato?
Il critico letterario Bachtin va ancora oltre, affermando che il dialogo, in virtù della sua intenzionalità, è proprio della cultura cittadina, quella in cui gli individui, attraverso il confronto tramite la parola scelgono di indagare la complessità dell'essere umano.
Il dialogo non esiste nella cultura arcaica, in cui il rispetto verso un unico principio di autorità è intimamente legato alla riproduzione di modelli comportamentali stereotipati, di facile trasmissione, apprendimento e - naturalmente - governabilità.
Non a caso le forme artistico/letterarie nelle quali prevale il principio dialogico come modello innanzitutto ideologico, sono quelle che contengono in nuce un seme di modernità, una luce pulsante che le rende vive a secoli di distanza.
L' Odissea, Mozart, la Cappella Sistina, sono solo alcuni macroscopici esempi di come un atteggiamento aperto alle diversità, al cambiamento, al rispetto delle posizioni altrui possa parlare per secoli a generazioni diversissime, promuovendo sempre nuovi interessanti spunti di riflessione produttiva.
In un'accezione squisitamente politica, il dialogo con le Istituzioni dovrebbe configurarsi, dunque, come la quintessenza della democrazia, una specie di agorà virtuale in cui lo scambio che vi si pratica non ha finalità economiche bensì etiche; dove ogni cittadino possa trovarsi nelle condizioni di esprimere alle Istituzioni pertinenti la propria opinione, anche e soprattutto quando non è allineata a quella vigente.
Garantire l'assenza di contraddittorio attraverso la negazione del dialogo è un atto contrario a qualunque forma di governo democratica.
Negare il dialogo equivale a negare l'esistenza stessa di un interlocutore, che nel caso specifico dei cittadini significa considerarli, letteralmente, delle "nullità".
Comunicare l'un l'altro, scambiarsi informazioni è natura; tenere conto delle informazioni che ci vengono date è cultura.
Johann Wolfgang Goethe